Nella vita non è sempre facile portare cognomi importanti. Sono tanti gli esempi di discendenti di famiglie famose che non reggono il confronto con i propri avi e che fanno parlare di sé più per quello che non sono che per quello che fanno.
Anche in campo automobilistico è così. Certo con delle differenze, ma il principio è lo stesso.
Quando un modello di auto ha successo, molto successo, il problema si pone al momento del suo necessario pensionamento quando la casa costruttrice deve immettere sul mercato una nuova macchina che non solo piaccia, ma soprattutto non faccia rimpiangere la precedente. Ma non sempre succede: sono numerosi infatti gli esempi di nuovi modelli che fanno flop soprattutto se confrontati con il proprio predecessore.
Ricordo ancora con affetto e nostalgia le due Lancia Thema del padre di Gabriele (mio compagno di scorribande quando ero bambino e grande appassionato di auto,soprattutto BMW) con le quali ci portava al mare tutte le estati. Noi eravamo contenti non solo per il mare, ma forse soprattutto per il viaggio che ci aspettava seduti su quel bolide targato Lancia. Sì, la Thema è stata la macchina simbolo per tanti italiani: bella, elegante, sportiva (ne esisteva una versione con motore Ferrari) era la macchina dei sogni per molti oltre ad essere la macchina di rappresentanza per il nostro governo e le nostre istituzioni. Poi, a metà degli anni 90 arrivò anche per lei la pensione e dal cappello la Lancia tirò fuori la Kappa: semplicemente insignificante. Così insignificante che venne proposta anche la versione coupè: orrenda. La comprarono in pochi e smise praticamente di essere auto di rappresentanza per lasciare posto alle più belle, sicure e affidabili Bmw, Audi, Mercedes. Poi dato che al peggio non c’è mai fine al suo posto arrivò la Thesis che più che una macchina assomigliava a un barcone per immigrati. Un barcone di lusso, ma barcone. Brutta davanti, brutta di fianco, oscena dietro, la Thesis decretò la fine ufficiale del marchio Lancia quale sinonimo di eleganza, bellezza e signorilità. Vedremo cosa succederà ora con l’arrivo della nuova Thema, ma come ho già scritto in precedenza vedo solo nuvole all’orizzonte….
Un altro caso italiano fu la storia della Fiat Tipo, auto dell’anno 1989, campionessa di vendite del suo settore.
Sicuramente chiunque ha in famiglia o tra i conoscenti stretti qualcuno che l’ha avuta: famiglie, rappresentanti, aziende, forze dell’ordine, la Tipo era la macchina perfetta per ogni necessità. Spaziosa, compatta e soprattutto resistente ebbe un successo strepitoso fino a quando arrivò il dramma con il suo pensionamento e il conseguente lancio della Fiat Brava. Anche lei spaziosa e resistente, ma brutta. Tremendamente brutta. E i risultati delle vendite non lasciarono spazio ad interpretazioni.
Ma volendo ficcare il naso anche all’estero mi viene in mente la Ford Focus che ebbe un successo straordinario ( sia nella versione berlina che in quella wagon) con il primo modello, ma che non seppe replicare con il secondo che era decisamente più sgraziato. Stessa cosa dicasi per la Toyota Yaris che 12 anni fa compariva per la prima volta sul mercato diventando in poco tempo la regina delle utilitarie. La nuova Yaris uscita nel 2006 non è riuscita ad imporsi come la sua antenata perché decisamente meno bella e con meno personalità. Anche a casa Renault la nuova Twingo non è riuscita a competere con la sua antenata e a casa Audi la nuova A4 non riesce a piacere come le precedenti.
Insomma sembrerebbe che nessuna casa automobilistica sia immune dal problema anche se non mi è venuto in mente nessun esempio in tal senso in casa Mercedes e Bmw. Sarà un caso?
Lancia Thema
Lancia Kappa
Lancia Thesis
Fiat Tipo
Fiat Brava